Origine e applicazione del termine schermi
Sull’origine del termine schermi, non si conosce molto. Di più si sa sulle sue enormi applicazioni. Con schermi, voce polifonica derivante da longobardo “skirmjan”, si indica qualcosa che ripara, difende e, nella fattispecie, si intende un oggetto di forma piana e sottile interposto tra due cose che si vorrebbero distanti tra loro. Infatti, etimologicamente parlando il significato attuale del termine schermi è “ripari”. Questa spiegazione trova riscontro anche nella definizione di schermi fisici, ossia sostante minerali (ossido di zinco o diossido di titanio) che oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni, il cui meccanismo consiste, innanzi tutto, nella riflessione delle radiazioni nocive. Insomma, un po’ come gli schermi per la proiezione fondati sulla riflessione delle immagini.
Una cosa è certa: partendo da questo concetto della rappresentazione, in circolazione esistono moltissimi oggetti definibili schermi. Dai più comuni schermi televisivi agli schermi del cinema; i teli in tessuto o in materiale sintetico associati ai videoproiettori sono chiamati schermi; i conosciuti Lcd o plasma sono schermi, anche se tecnologicamente più complessi, quasi alla pari dei display dei cellulari, che anche se di piccole dimensioni, sono pur sempre degli schermi, in miniatura.
Potremmo procedere all’infinito, spiegando quel concetto di filosofia dei nuovi media secondo la quale esistono schermi buoni e schermi cattivi. A proposito, qualcuno di voi, conosce i primi antenati degli schermi?